Villa Caristo

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RESIDENZA D'EPOCA
Villa Caristo, un autentico gioiello incastonato tra le meraviglie naturali del comune di Stignano, porta con sé un ricco bagaglio di storia e prestigio. Questa dimora secolare, insignita del marchio Residenze d'Epoca, rappresenta una delle eccellenze italiane con oltre 100 anni di storia, un simbolo di bellezza e unicità. La sua straordinaria bellezza e importanza storica le hanno valso il privilegio di essere scelta, insieme a prestigiose residenze come la reggia di Stupinigi, la Villa dei principi Mellone di Lecce e il palazzo del Principe Doria Pamphili di Genova, per far parte della serie filatelica "Le ville d’Italia", emessa da Poste Italiane nel 1984. Inoltre, nel 1996, Villa Caristo è stata inserita da Legambiente nel gruppo dei monumenti italiani da preservare, confermando il suo ruolo di patrimonio culturale di inestimabile valore.
Le radici storiche di Villa Caristo affondano nel passato, come testimonia un documento risalente al 1310 che menziona il nome "Presbiter Leo de Stignano", lasciandoci un'affascinante testimonianza delle origini del casale di Stignano e delle sue vicende nel corso dei secoli. L'etimologia del nome "Stignano" ancora oggi suscita dibattiti tra gli studiosi: alcuni ipotizzano una derivazione dal greco "stenòs", che significa luogo angusto o stretto, mentre altri sostengono che derivi dal latino "Stenianum", indicando un possedimento o una villa appartenente a uno Stenus o Stenius.
Il paese ha mantenuto le caratteristiche medievali con le case addossate le une alle altre. Le stradine interne, in alcuni punti, sono così strette da non consentire il passaggio delle auto, mentre la piazza offre una vista spettacolare sulla costa jonica. Questa è appunto la zona dove si scelse di edificare Villa Caristo, maestosa e dal fascino intramontabile.

Posizione

Ulteriori informazioni

La storia

È una grande villa settecentesca a forma di “U” ed è considerata uno dei più significativi esempi di arte barocca in Calabria progettata sicuramente negli ambienti napoletani, dove era factotum la figura del Vanvitelli. Immersa in un verde splendente attorniata da alberi di ulivo, circondata da giardini, e fontane e riesce a cogliere immediatamente l’attenzione del visitatore per l’armonia delle soluzioni architettoniche adottate in ogni parte del complesso. Tipiche appunto dello stile Vanvitelliano che lasciò alla nostra Calabria gioielli di elevato valore architettonico. Un viale apre le porte della monumentale villa, la quale a primo acchito ragguaglia le fattezze di Carditello. dominata da una monumentale scala in pietra, esterna, che sale dai due lati. Attraversando il bel giardino che incornicia la casa, conduce all’ingresso reso importante da una scala in pietra che sale da due lati e da una fontana sormontata da un gruppo marmoreo in cui si distingue Tancredi che soccorre Clorinda. Tuttavia non è la sola fontana posizionata nel complesso, ne esiste una più sobria di marmo bianco con tazza poligonale di base e due tazze più piccole circolari. La terza fontana, quella dei delfini, separa la struttura dalla piscina. Il motivo dell’acqua che indicando abbondanza rispecchia la salubrità del posto ove Villa Caristo fu edificata.
All‘interno nonostante lo stato d’abbandono che arcigna il viaggiatore che ama questo tipo di opera ancora oggi, si possono notare cornici, stucchi di pregiata fattura ed archetti che testimoniano l’impronta Vanvitelliana. Al piano terra è posta una cappella gentilizia con tre altari, che conserva una statua di San Leonardo e due affreschi accreditata sulla sua edificazione dà a Vanvitelli la paternità dell’opera, anche se risulta certo che la costruzione avvenne con l’ausilio di maestranze locali. Effettivamente tutto fa pensare che i lavori furono coadiuvati anche da maestranze locali molto votate all’arte barocca. Al piano superiore, invece, due ampie terrazze e un sontuoso salone, sul cui tetto è raffigurata in maniera superba la dea Venere. Probabilmente nei periodi di fasto della Villa, qui si svolgevano lauti pranzi e feste locali promosse dai padroni del monumento. Nelle vicinanze della villa c’è una dipendenza con forno e frantoio. Dove senza ombra di dubbio alloggiavano i servi del padrone.